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Milan AC

18 titres internationaux (record mondial), 11 finale de C1, 17 titres en Championnat, 5 Coupes d'Italie, 5 Supercoupes d'Italie. Le Milan n'est pas un club, c'est un monstre. Trop grand pour Gourcuff. De la taille de Van Basten, Weah, Maldini ou Pirlo. Les Rossonero énervent, gagnent à l'arrache sur des buts de Super Pippo, ont l'air d'avoir tous plus de 80 ans, n'oublient jamais de briller en Coupe d'Europe, déçoivent en Championnat. Le Grand Milan va t-il mourir avec Inzaghi ?
Message posté par cana bis


Le travail Qu'aura à faire Mazzari, dans le vestiaire mais aussi Au champ, fera des joueurs de l'Inter les Champions du demain. Ça à marché Une fois, ce sera super Une fois de plus. Son But est de Simplyfier le travail au au sein du club, et de nous apporter plein de titres...


Exactement, c'est un travail de Mammuth qui attends Mazzari, il va sans doute avoir besoin d'Ed s'il veut espérer que l'Inter redevienne Liddle des jeunes.
(ExKy, j'ai un recommandé à aller chercher, j'y vais demain.)

J'ai l'impression que les interistes viennent convertir sur ce topic..
un billet écrit par un cugino milanista sur un site interiste... tout n'est pas faux là-dedans mais j'ai la flemme de traduire car c'est juste mais long.

Deux remarques seulement : l'assimilation du fascisme et du communisme. Là je ne peux pas laisser passer: au-delà de la question des réutilisations dans l'histoire de ces termes par des régimes quelqu'ils soient: rappelons qu'une seule idéologie, le fascisme en l’occurrence, base sa théorie sur la terreur et l'exclusion de l'autre... on ne peut pas dire la même chose du communisme, ni même du libéralisme ou encore de religions puissantes comme le christianisme même si au nom de tous ces mots bien des horreurs ont été commises. 2 ème remarque: l'auteur oublie simplement de dire qu'une tribune ça reflète l'état d'esprit d'une société, et donc aussi sa connerie... museler une tribune ne soigne pas les cons, cela leur donne juste une posture de victime.
Le post du milanista, dans la langue de Facchetti:

"L’ingiustizia è uguale per tutti. O quasi.
“Rifaremo quel coro” hanno detto i responsabili della Curva Sud. “Vergognoso additarci come razzisti” rincarano i capi della Curva Nord. Milano è senza tifo. Una città senza ultras. E per ultras, si faccia attenzione, noi intendiamo la brava gente, i tifosi appassionati che vanno allo stadio a cantar per la loro squadra, non i delinquenti, non chi canta solo per i diffidati, non chi fa politica in curva, non chi usa lo stadio per far soldi con la droga. Per loro la condanna è ferma e decisa. Senza discussioni. Negli occhi dei bambini e nei nostri l’ultras è quello che canta per la sua squadra. E anche contro quella avversaria, non neghiamolo. Ma è questo il bello del calcio. Alle curve di Milano sono stati tolti i tamburi, i megafoni, gli impianti. Siamo costretti a dichiarare con una settimana di anticipo gli striscioni che porteremo allo stadio. Veniamo perquisiti due volte ogni settimana. Va bene tutto, si badi. È per la sicurezza, è per il fair play, è per essere sempre più vicini all’Europa. Va bene.
Ma ci è stato tolto tutto. Ora ci viene tolta la possibilità di cantare. Ora ci viene tolto lo sfottò. Ora ci viene tolta la nostra curva. Sud o Nord che sia. Il coro contro i napoletani lo si fa da sempre, non è razzismo. Non è discriminazione territoriale. Si chiama “sfottò”. Cori e striscioni ne sono pieni. Da sempre, da un secolo. La magia del calcio vive anche di questo: di rivalità, di tifoserie nemiche e di tifoserie gemellate, di squadre che non si sopportano. Vive della sciarpa della Fiorentina raccolta dal Baggio bianconero; vive dei tifosi della Juve che rifiutano Stankovic già comprato; vive dei tifosi dell’Independiente che sotterrano sette gatti neri nello stadio dei rivali storici del Racing per non farli vincere mai più; vive dei tifosi del Milan scrivono a caratteri cubitali “per trenta denari amore a prima vista, Giuda interista” a Leonardo il traditore; vive dei quarantamila fischietti che accolgono il fenomeno Ronaldo quando rimette piede a San Siro ma con la maglia sbagliata; vive dei cinquantamila che seguono i Rangers ogni domenica in quarta divisione; vive dei bambini che imparano i cori della loro squadra ancora prima di saper leggere e scrivere. Il calcio è dei tifosi. Senza tifosi il calcio sparisce. E i tifosi sono anche lo sfottò. Sono le mascherine dei tifosi milanisti a Napoli, sono le pecorelle impiccate contro il Cagliari, sono le coreografie con zebre o diavoli o biscioni infilzati e uccisi, sono gli striscioni con scritto che “Giulietta è una zoccola”, sono le manette sotto la foto di Moggi. E sì, sono anche i cori. Sono offensivi? Solo se ci si traveste da perbenisti e buonisti. Solo se si vuole passare per le vittime. Solo se ci si auto-ghettizza e si gode nell’essere oggetto di razzismo. E lì la giustizia come si comporta? Chi difende? La giustizia sportiva chiude le curve. Come se il problema del calcio italiano fossero la Sud o la Nord. Chiude le curve per fare bella figura con il resto dell’Europa. Chiude le curve per svuotare ancora di più gli stadi. Dopo avere venduto l’anima del calcio alle tv a pagamento ora ne vende anche il corpo. Sì perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, il calcio sono i tifosi. Tutti. Chi canta e chi batte le mani, chi fischia e se ne va dieci minuti prima, chi viene solo al derby e chi c’è anche con il Padova il 10 di gennaio. Il calcio è dei tifosi e, nello specifico, è dei tifosi che vanno allo stadio. Se si sceglie, ed è assurdo a nostro parere, di toglierli per punire gli sfottò lo si scelga pure. Però sempre e con coerenza. Si scelga di punire tutti i cori e tutti gli insulti. Si scelga di punire tutte le curve, non solo quelle più comode da additare. Si punisca chi canta che i genovesi puzzano di pesce, chi dice che Milano e la sua nebbia devono bruciare, chi invoca Nerone come suo eroe, chi spera nell’eruzione del Vesuvio, chi dice che i Vicentini mangiano i gatti, chi spera di svegliarsi per guardare il mare e non vedere più Livorno, chi si farebbe cadere una bomba dalle mani per veder morti diecimila genoani, chi si pulisce il sedere con la sciarpa del Bari, chi dice che Palermo non è Italia, chi insulta la cara vecchia lupa, chi si fa la doccia con la sorella dei bresciani, chi sostiene che Romeo sia il boia e Giulietta la sua troia, chi sorride ricordando ai bergamaschi che alle soglie del duemila hanno il trattore in doppia fila. E non c’è nessuna diffe
renza tra queste cose. Il tifoso doriano che si sente dire che puzza di pesce non avrebbe diritto di scandalizzarsi esattamente come quello napoletano? Il tifoso interista che sente cantare “Milano in fiamme” non dovrebbe preoccuparsi esattamente come l’ultras napoletano minacciato dalla lava? Invece no. Le curve punite sono la Nord e la Sud di Milano. La curva laziale meriterebbe un discorso a parte, politico e in questo caso sì inerente il razzismo, che non c’è lo spazio di fare. Tutte le altre curve d’Italia sono aperte. È aperta la curva del Verona che presenta svastiche e croci celtiche indisturbata ogni domenica. È aperta quella del Livorno che passa le sue partite ad insultare Stato, Polizia, Carabinieri. In queste curve, rossa e nera, la politica c’è. L’odio politico c’è. Le ideologie fasciste e comuniste ci sono. Ma restano aperte, una multa ogni tanto magari, giusto per essere a posto con la coscienza. O peggio, per sentirsi a posto con la coscienza. E poi ci sono i due “casi particolari” del nostro calcio. C’è il Napoli con il suo stadio mai perfettamente a norma, tanto che l’Uefa concede una deroga speciale per poter giocare al San Paolo. Il Napoli con più paganti che posti disponibili. Il Napoli che entra in campo, ogni domenica, inspiegabilmente, senza ragione, dai cinque ai dieci minuti dopo rispetto a tutti gli altri. Ci sono i tifosi del Napoli che sommergono di fischi l’inno nazionale e la passano liscia; i tifosi del Napoli che lanciano bicchieri pieni di urina agli avversari e se la cavano con una multa; i tifosi del Napoli che infangano la memoria del grande Torino con cori che definire “beceri” è un complimento; i tifosi del Napoli che cantano contro Facchetti e i morti della famiglia Agnelli. È un caso particolare perché il San Paolo sembra intoccabile. Può succedere tutto lì. Si possono decidere gli orari di inizio, si può stare a bordo campo senza biglietto, si può puntare il laser contro gli avversari, si possono portare all’interno petardi di ogni tipo, quando a San Siro vengono ritirati gli ombrelli ai signori di sessant’anni “perché possibili oggetti contundenti” (sic!). E poi c’è la Juve. La Juve che doveva ripartire dalla prima categoria dopo Calciopoli e ha patteggiato per ottenere la B. La Juve a cui la nostra Lega Calcio permette di scrivere “trenta sul campo” sulla maglia, di avere tre stelle nello stadio e di mettere il numero 31 dappertutto, auto deridendo e rendendo vuote le stesse proprie sentenze. I tifosi della Juve che riempiono di cori Balotelli, Boateng, Juan Jesus e tutti i giocatori che hanno in comune il colore della pelle. Nero. Razzisti? Forse no. Certo sicuramente più degli sfottò anti napoletani. I tifosi della Juve che si permettono di scrivere “Di Torino noi siamo il vanto, voi solo uno schianto” e prendono solo 30.000 euro di multa alla società. Ma ogni domenica sono lì da capo a ululare contro i neri e ad insultare il portiere avversario. Ma anche allo Juventus Stadium è tutto concesso.
Napoli e Juventus. Sono due casi particolari nel nostro calcio, lo strano calcio in cui il carnefice finisce troppo spesso per passare per la vittima. Non ce ne vogliano gli amici napoletani e juventini. Ma la nostra curva deserta è un insulto alla logica, all’oggettività dei fatti e al buon senso soprattutto se la loro resta aperta. Non è punendo uno sfottò, storico e innocente, che si guarirà il calcio italiano. Non è chiudendo due curve che si risolverà il problema della violenza. Perché violenza non c’è. Né concreta, né verbale. E se si vuole punire allora però si punisca. Tutti.
Il calcio è dei tifosi. Non facciamolo finire in mano ai politici".

Je n'ai vu l'action qu'1 seule fois mais sur l'accrochage dans la surface en fin de match, les deux joueurs veulent le maillot de l'autre puis tombent sauf que Mario avait l'air surpris quand le penalty est sifflé et ne s'y attendait pas.

Quelqu'un peut m'éclairer sur ce coup?
Ah oui ce ippon de Mario quand même.
Pas évident pour l'arbitre de juger ce genre de situations mais nullement penalty sur ce coup.

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