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Se Thiago Motta ha fiducia in te, non puoi deluderlo
Questo sabato, Thiago Motta ha fatto il proprio debutto come allenatore di calcio sulla panchina del Genoa con la vittoria sull’Brescia (3-1). In fatti, non proprio il suo grande debutto: la scorsa stagione, Motta ha guidato la Primavera del Paris Saint-Germain attraverso un anno ricco di eventi e di emozioni. Un gruppo che conosce meglio di chiunque “l’allenatore Motta”, che ha appena scoperto la Serie A. Tre vecchi “Titis” ce lo raccontano.
Il « Casting » :Will Césaire Matimbou : 19 anni, portiere, oggi all’Entente Sannois Saint-Gratien (National 2).Pierre Ouvry : 19 anni, portiere, oggi all’C’ Chartres Football (National 2).Omar Yaisien : 19 ans, trequartista, gioca per Al-Ain negli Emirati Arabi Uniti
Raccontateci l’incontro con Thiago Motta.
Omar Yaisien (OY): Eravamo tutti un po’ colpiti. Ma abbiamo subito capito che si trattava di qualcuno vicino ai suoi giocatori. Conosceva già la maggior parte di noi, conosceva il nostro passato, ci ha chiamato direttamente con i nostri nomi. Ha simpatizzato con noi fin dall’inizio. Ci ha parlato dei suoi obiettivi, ci ha detto cosa si aspettava da noi. Ha davvero insistito nel voler formare una famiglia, un circolo, solo tra noi.Will Césaire Matimbou (WCM): Era abbastanza entusiasta. Eravamo un po’ apprensivi, pensavamo : »Ma veramente, è Thiago Motta che ci sta addestrando! »Ma ci ha fatto sentire a nostro agio molto rapidamente, faceva piccole barzellette in francese. Era molto positivo, aveva una vera aura di allenatore, nel modo in cui parlava, nel suo atteggiamento… Eravamo sicuri di passare un grande anno. Anche il fatto che fosse un grande giocatore ha giocato un ruolo importante. Non conoscevamo necessariamente gli altri allenatori, non sapevamo cosa aspettarci. Ma con Motta, puoi solo imparare.Pierre Ouvry (PO): Appena l’abbiamo incontrato, ci siamo resi conto che era una persona normale, a cui piace vivere bene. C’era sempre questo rispetto, perché lui era l’allenatore, ma spesso ci vedevamo insieme fuori dal calcio e lui faceva saltare in aria la barriera in quei momenti.
Che tipo d’allenatore lui è ?
WCM: Tatticamente, è un allenatore ambizioso, che è molto legato ai suoi principi di gioco: tenere la palla, riportarla corta. L’organizzazione era modellata su quella del PSG A: in 4-3-3, con i laterali che prendono l’intero corridoio e le ali tra le linee. Il portiere non era mai escluso dal gioco. Insisteva molto sul mentale. Produrre un bel gioco e godere, e per lui, il piacere era tenere la palla ed evitare di correre.PO: Stava cercando di adattarsi all’avversario, mantenendo questa base di 4-3-3. Anche se a volte cambiava il suo sistema a seconda degli infortunati, dei giocatori a sua disposizione, soprattutto nella Lega Giovanile. Poneva molta enfasi sul gioco corto, sul gioco di passaggio. Con me, per esempio, insisteva molto sul fatto che dovrei rilassarmi. Voleva che provassimo a produrre gioco Ma soprattutto, è una persona molto umana, che conatava molto sul gruppo. Per lui era importante stare sempre insieme. Non gli piaceva molto quando c’erano giocatori che andavano con la riserva o con il gruppo dei professionisti. Non era nella stessa prospettiva del club a questo livello. Una volta al mese andavamo al ristorante Soprano a Poissy e andavamo anche a fare laser-game o karting. Giocava con noi, se la cavava abbastanza bene, tra l’altro.(ride)OY : Ho dovuto scegliere rapidamente tra la Primavera e la squadra B. Volevo allenarmi con la riserva e giocare nei fine settimana in U19 o Youth League, ma lui era fermo su questo. Mi ha detto che per integrarmi alla squadra, dovevo stare con il gruppo ogni giorno. Mi è piaciuto il suo discorso, così mi sono integrato agli U19. E’ stato attraverso cose come questa che abbiamo sentito che si fidava di noi. Nonostante la sua giovinezza, ha mostrato subito fiducia, chiudendo la Primavera ai più grandi. La grande qualità dell’allenatore, che non ho mai visto in un altro, è che è riuscito a tirare fuori il meglio di ogni giocatore. Abbiamo visto il meglio di tutti in questa stagione. Ci ha dato tutta la fiducia. Era la cosa più importante.
Partecipava agli allenamenti ?
PO: Non appena mancava un giocatore , veniva volentieri a sostituirlo. Aveva ancora dei bei resti, questo è sicuro. Dà l’impressione che tutto ciò che fa è facile. Non è un palleggiatore, gioca in modo semplice e riesce comunque a trovare un turno. Anche quando ha fretta dietro la schiena, può comunque farla franca.WCM: Quando giocava con noi, potevamo vedere com’era l’alto livello. La sua semplicità era incredibile. Non abbiamo nemmeno dovuto dirgli « sta arrivando », stava giocando con uno, due tasti, era davvero bello vederlo giocare.OY :Anche se a volte, quando si allenava con noi, dimenticava che era un allenatore! Era pronto a rompere! Voleva vincere a tutti i costi, sia in allenamento o sia in una partita, è un competitivo da pazzi.
E sulla panchina?
OY :Sulla panchina, non era la stessa cosa della settimana. Non lo riconoscevo! Non appena era una partita, non appena c’era un arbitro, si sentiva che voleva davvero vincere e a volte si arrabiava, ma questo l’avaete visto…Ci difendeva sempre. Per un po’ d’azione, qualsiasi cosa, era sempre dietro di noi. A parte questo, avevamo molta libertà, ma dovevamo mantenere il gioco come una squadra, in movimento, come lui voleva. Dovevano esserci sempre dei movimenti.PO: Il suo temperamento era simile a quello del giocatore che si trovava in condizioni di gioco. Ha un po’ di mentalità italiana, finalmente. E’ un allenatore che analizza molto per parlare con noi, soprattutto durante l’intervallo o dopo la partita.WCM: Quando c’erano alcuni piccoli aggiustamenti da fare, li faceva, ma soprattutto ci lasciava liberi. Quello che doveva dirci, ce lo diceva durante l’allenamento. Liberi di divertirsi, di tenere la palla, di non aver paura di provare le cose.
Quanto si è servito della sua esperienza di giocatore per parlare con voi?
WCM: Ci trasmetteva le cose come le aveva sperimentate come giocatore. Sapeva la pressione, come stava andando. Quando avevamo una partita importante, lui sapeva cosa stavamo provando, sapeva come parlarci. Naturalmente, questo ci aiutava a rilassarci. Quello che stavamo passando, lo aveva gia’ passato. Ci faceva sentire tutti meglio.PO : Ma non era solo concentrato sui centrocampisti, era giusto nei consigli che dava. Dimostrava di conoscere davvero tutte le posizioni. Per esempio, insisteva sul fatto di davvero trovar qualcuno e non solo togliermi di mezzo sbarazzandomi della palla.OY : Siamo tutti appassionati, conosciamo tutti la sua carriera. Era più in termini di esperienza che ci apportava. Sapeva come usare quale giocatore, come gestire le settimane, come gestire le partite. Ci stava gestendo come un gruppo di professionisti. Nella nostra vita quotidiana, eravamo molto autonomi in tutto. Non era un poliziotto. Purché rispettavamo il gioco, purché eravamo seri sul campo. Aveva conosciuto la vita di un calciatore, così ci lasciava vivere e questo ci ha aiutato ad avere successo.
Credi di aver fatto molti progressi grazie a lui?
OY : Non lo nascondo, è uno degli anni in cui ho imparato di più. Con lui. Non possiamo portar via la sua esperienza, ha ancora una grande carriera alle spalle e, personalmente, mi ha aiutato a progredire. Non ho mai imparato di più. Penso che mi abbia dato fiducia nel mio gioco. Ho delle qualità, sono un giocatore che porta la palla un bel po’, e avevo bisogno di maggiore fiducia tecnica. Questa tranquillità, il fatto che non ho mai fretta, che posso uscire da qualsiasi situazione con un pass, in questo, lui mi ha fatto progredire, mi ha apportato tatticamente, sulla mia posizione sul campo.Ho semplificato il mio gioco grazie a lui.PO: Personalmente, ho scoperto che, in termini di lavoro a piedi, ho fatto grandi progressi. E’ solo perché ogni giorno, all’ allenamento e nelle partite, ho dovuto ripetere e imporre a me stesso questa esigenza di ripartire in modo pulito. Lui aiuta molti giovani a progredire, senza lasciare nessuno in disparte. Si capisce che un sacco di giovani hanno firmato pro dietro, o che vediamo oggi Aouchiche o Mbe Soh regolarmente con il gruppo pro. Ha ottenuto l’unanimità a tutti i livelli.WCM: Ho avuto un momento difficile al PSG. Più andavo avanti, più la gente mi diceva che sarebbe stato complicato. Ma quando Motta ti dice: « Credo in te, so che hai le capacità mentali, tecniche e fisiche per farlo, » ti dà necessariamente forza. Se Thiago Motta si fida di te, non puoi deluderlo. Mi ha fatto andare avanti.
Siete andati tutti al ristorante un’ultima volta per salutare alla fine della stagione, com’è andata?
OY : E’ stato un periodo un po’ frenetico perché abbiamo letto molto di lui sulla stampa. Quando ci ha detto che se ne sarebbe andato, è stato difficile per tutti accettare, perché avevamo fatto qualcosa insieme.. A parte il fatto che con la rimozione della riserva, un bel po ‘di 2000 erano sicuri di lasciare, così un sacco di cose si sono confuse. E’ stato un vero pasto d’addio, per me, l’allenatore, i membri dello staff…WCM :C’erano molte emozioni. Non pensavo che ce ne sarebbero state cosi’ tanto. Ho pensato: « Va tutto bene, non ho intenzione di piangere… ». »Ma mi è caduta una piccola lacrima. Pensi che è finita. Pensi a tutto quello che è successo, ai ricordi, quando il coach è caduto, quando ci ha urlato contro, quando abbiamo vinto… dopo sei anni, ho lasciato il club, i miei amici, il coach se ne è andato. C’è stata tanta emozione. Anche l’allenatore ha pianto. Ha creato un gruppo, una famiglia.PO: Non ero presente a quella cena d’addio perché ero con la riserva, ma mi sa che era molto commovente. separarci, faceva male al cuore. Non è stata tristezza, ma siamo stati felici di aver avuto un anno del genere.
Pensi che sia pronto ad assumere una squadra di alto livello?
OY : E’ pronto, questo e’certo. Non so se riuscirà a sviluppare lo stesso gioco che ha sviluppato con noi, perché è stato il PSG con giocatori molto ben addestrati tecnicamente. Ma ho fretta di vederlo. Non c’e’motivo di fallire.WCM : Penso che abbia le carte in regola. Dopo di che, il club in cui si trova deve lasciarlo fare quello che vuole. In alcuni club è complicato, gli allenatori sono limitati in termini di reclutamento ed è più difficile per gli allenatori. Se ha la fortuna di avere un po’ di spazio di manovra, credo che farà grandi cose. E’ qualcuno che sa come parlare alle persone, sia umanamente sia dal punto di vista calcistico.PO : Allenare una squadra di prima divisione è diverso. Ma penso che abbia molte capacità. E’ ovvio che è un leader in grado di gestire un gruppo. Quando ci faceva dei discorsi, sembrava che vivesse le cose. Ti dava voglia di combattere per lui.
ALEXANDRE AFLALO E ANDREA CHAZY